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Premio internazionale di letteratura Città di Como

Giovanni Gastel e il “romanzo fotografico” di Sottsass

                                                                                

(fotoservizio Greta Albonico)

 

 

Pagine di cultura lariana alla design week di Milano. Nell’ambito dei Design Talks a Porta Volta, ospiti di Microsoft e Fondazione Feltrinelli in un affollato calendario di eventi nell’ambito del “Fuorisalone” 2017, il fotografo lariano di adozione e di fama internazionale Giovanni Gastel, che fa parte della giuria del premio letterario “Città di Como”, e lo scrittore Gianluigi Ricuperati, hanno presentato il nuovo libro della comasca Barbara Radice “Perché morte non ci separi” edito da Mondadori Electa. Un inno d’amore al geniale architetto e designer Ettore Sottsass, l’amore di una vita per Barbara, che è figlia del pittore astrattista comasco Mario Radice e con Sottsass animo a fine anni ottanta la rivista “Terrazzo”. Sottsass è morto il 31 dicembre 2007, dieci anni fa, e quest’anno cade anche il centenario della nascita. In Triennale in settembre (inaugurazione il 14, giorno del compleanno di Sottsass) ci sarà una grande mostra sul maestro padre di Memphis e del design Radical, e da domenica una mostra-evento con catalogo Skira ne ripercorrerà l’arte sotto il segno del vetro, con 200 pezzi di cui molti inediti, nella splendida cornice della Fondazione Cini di Venezia. Anche in questo caso, Barbara sarà protagonista. Alla Galleria Antonia Jannone in corso Garibaldi 125 intanto fino al 13 aprile, evento nell’ambito del Salone del Mobile, torna dopo trent’anni una mostra di originali e policrome ceramiche di Sottsass ispirate a manufatti aztechi.  Ricuperati nel corso dell’incontro – in platea anche Aldo Cibic, uno dei fondatori con Matteo Thun e altri dello studio Sottsass e Associati, ha sottolineato come questo volume sia complementare a quello autobiografico di Sottsass “Scritto di notte” edito da Adelphi.

La mostra di ceramiche di Sottsass in corso alla galleria Jannone di Milano fino al 13 aprile

Giovanni Gastel durante la presentazione del libro di Barbara Radice ai “Design Talks” di porta Volta a Milano

Barbara Radice con Gianluigi Ricuperati

Il valore identitario della memoria è la cifra di questo libro della Radice, e Ricuperati lo ha sottolineato citando anche il suo nuovo romanzo edito da Feltrinelli “La scomparsa di me”, dove tra l’altro  compare il nome di Gian Piero Lucini, scrittore di Breglia sul lago di Como, autore poliedrico dell’inizio del secolo scorso che si avvicinò al Futurismo per poi allontanarsene. Parlando del libro di Barbara Radice Giovanni Gastel, che è il nipote del regista Luchino Visconti ed è legatissimo a Villa Erba di Cernobbio, ha sottolineato il suo valore testamentario e documentario: “Siamo di fronte a un sorta di rispecchiamento nell’Ade, con questo libro – ha detto – Quando si muore i veri custodi della memoria sono anche una prigione dell’anima che vuole andarsene. Il libro di Barbara è un diario di presenza e assenza allo stesso tempo”. “Ho iniziato a stendere il mio diario – ha rivelato Barbara Radice – subito dopo la sua morte, ho pensato che dovevo scrivere,  avevo paura di dimenticare tutto, e scrivere mi veniva spontaneo. Ero in uno stato indescrivibile”. Gastel che ha letto l’opera nelle sue prime stesure e ne ha perorato l’uscita presso Mondadori Electa ha ricordato che Sottsass è stato una figura straordinaria, e la compagna della sua vita (il designer fu prima sposato con la scrittrice Fernanda Pivano) lo ha fatto rinascere tessendo “una specie di tela meravigliosa che trasforma una mancanza in una presenza. e che fa capire con la poesia che un rapporto quando è intenso dura tutta una vita: Sottsass era un genio anche nei fatti più quotidiani della vita, perché come tutti i geni era distonico, cioè si poneva in una prospettiva leggermente diversa da quella di tutti gli altri. E questa cosa si vede nel libro. Barbara lo ha richiamato sciamanicamente in vita, attraverso un libro che è un rituale d’iniziazione. Da appassionato del racconto fotografico come linguaggio, penso anche grazie all’apparato iconografico che accompagna il racconto alla loro vita come un grande romanzo fotografico. Barbara ed Ettore nel corso della loro storia hanno documentato i tanti anni di vita insieme con migliaia di scatti. Un romanzo nel romanzo di una vita”. E infatti nel libro si legge: “Da quando abbiamo cominciato a vivere insieme, quattro o cinque mesi dopo il nostro incontro nel giugno 1976, non ho quasi ricordo di Ettore senza macchina fotografica”. E non mancano, nel libro, gli spunti, gli aneddoti, i ricordi comaschi, in un susseguirsi di analogie, corsi e ricorsi che attraversano la trama dei ricordi. Ecco i soggiorni della coppia a Villa d’Este (dove poi soggiornerà per un set fotografico da scandalo il loro amico Helmut Newton), ecco Barbara a Cernobbio in riva nel 1989, ecco una foto del 1928 del padre con la madre, Rosetta e Mario Radice. Ecco il ricordo della giornata di fulmini e temporale passata a Como dalla famiglia Saibene: “Anche quando è morto mio padre a Como (…) proprio l’istante successivo al suo ultimo respiro o addirittura contemporaneamente era scoppiato lo spaventoso boato di un tuono seguito da un violentissimo temporale”. Ed ecco un ricordo riferito all’altra figlia di Mario Radice, Nena: “Da quando Ettore se n’è andato, mia sorella lo sogna (…)  è probabilmente una sensitiva, come mia madre”.

“Ho iniziato a scrivere i miei diari su quaderni – ha ricordato Barbara Radice – poi sono passata dopo un paio d’anni a trascriverli su computer,  ma è stato un processo molto lungo e difficile, perché rivivevo tutto e mi procurava dolore. Sono figlia d’arte, ho vissuto a lungo con Ettore e quindi l’arte fa parte della mia vita. Per questo corredo il libro con molte foto, spesso piccole, che non illustrnao vistosamente la scrittura ma danno una sorta di appoggio, una particolare piega al discorso”.  Barbara Radice, come ha sottolineato Gastel, “attraverso questo libro  dimostra che il tempo è una convenzione e se una cosa c’è lo è per sempre. E questa è la magia della poesia, che abbatte la barriera più che altro psicologica tra reale e irreale”.

 

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