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Premio internazionale di letteratura Città di Como

L’arte della scrittura secondo Stephen King

Di Stephen King, maestro dell’horror, sta per uscire al cinema una nuova versione del romanzo Pet Samatary del 1983, già arrivato sul grande schermo trent’anni fa. Occasione preziosa per rituffarsi nel suo manuale di scrittura On writing, edito da Sperling & Kupfer, densamente autobiografico (compreso il grave incidente d’auto di 20 anni fa). L’autore de Il Miglio Verde come scrive Loredana Lipperini nella prefazione all’edizione del 2015, ci dà in questo libro tutti gli ingredienti che ci vogliono per scrivere. “Solo se si è onesti nel racconto si può essere bravi scrittori, e qui è il cuore del libro. Gli ingredienti imprescindibili, oltre a questo, sono solo due: padroneggiare i principi essenziali (vocabolario, grammatica, elementi di stile) e ricordare che si può diventare bravi se si è già decenti, ma che – mettetevi l’animo in pace – non è possibile trasformare in scrittore decente uno scalzacane né trasformare in eccezionale un pur bravo scrittore. Dunque, l’onestà della storia è il fattore primo” scrive Loredana Lipperini.  Per King “tutto può diventare racconto, la gonna rossa della compagna di scuola povera e goffa e gli avanzi putridi delle aragoste nelle tovaglie che arrivano in lavanderia. Perché le storie sono fossili sepolti, frammenti di mondi altri che ti capitano per le mani in modo imprevisto: la scrittura non è acqua sorgiva che zampilla dalla roccia, ma è impastata di fango”. E King come sottolinea Lipperini è proprio un archeologo rabdomante che “lavora su quei fossili e stabilisce legami: fa convergere le cose lontane, e dunque preziose, che vengono da un’intuizione, e fa crescere sino a farne un mondo quel che all’inizio è solo una frase, un’immagine, un profumo”.  On Writing è un libro prezioso, perché propone il punto di vista di un maestro della letteratura popolare che è anche un fine letterato e un conoscitore della vita perché ne ha esplorato pagando di persona luci e ombre: «Scrivere male non è solo questione di cattiva sintassi o scarso spirito d’osservazione: si scrive male quando ci si rifiuta ostinatamente di raccontare storie su quel che la gente fa realmente». E infatti la gente “ha realmente paura – scrive Lipperini – e quello che King fa nei suoi libri è portarti nella stanza dove giace il più oscuro dei traumi, quello davvero immedicabile. Perché sul tavolo, guarda, c’è la forma sotto il lenzuolo, quella che sei tu, quando morirai, ma anche quel che sei tu ora, nel pozzo nero del tuo cuore. Lo scrittore, sostiene King, fa semplicemente da filtro tra quello che possiamo interiorizzare senza pericolo e quello di cui dobbiamo sbarazzarci”. Scrittori si nasce o si diventa? Avete speranze, voi che tentate la sorte nei concorsi letterari? “ Scrittori si diventa, ha sempre sostenuto King. I traumi infantili e i bambini che cercano mirtilli e vengono tranciati da un treno non fanno uno scrittore. Un padre assente o violento non fa uno scrittore. Ci vuole il talento, certo, ma non basta. Ci vogliono il lavoro e lo studio – annota Loredana Lipperini – Ci vuole attenzione. Ci vuole la consapevolezza che la scrittura non fluisce come acqua sorgiva”. Maneggiate con cura la cassetta degli attrezzi, la lingua e i suoi artifici,  e leggete, tutto quello che vi capita a tiro. Niente di meno e niente di più.

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