Back
Image Alt

Premio internazionale di letteratura Città di Como

La lezione di giornalismo di Luciano Fontana a Como

Ha avuto grande successo, prima alla libreria Ubik e poi al Lions in Sala Bianca, la visita comasca del Direttore del “Corriere della Sera” Luciano Fontana mercoledì 6 giugno.

Ospite del Premio “Città di Como” l’illustre giornalista ha presentato il suo libro Un paese senza leader, ritratto dell’Italia a 25 anni da Tangentopoli, e proposto la sua lettura del panorama politico attuale. Una lezione di giornalismo, che nello stile del quotidiano di via Solferino è stata misurata, profonda e obiettiva, uno sguardo curioso e rispettoso sul reale insomma, con gustosi retroscena che hanno permesso di conoscere meglio protagonisti e comprimari sulla scena e anche nterrogarsi con maggiore cognizione di causa sul nuovo governo Lega-Grillini.

“Le elezioni del 4 marzo scorso sono state l’atto di nascita di un nuovo mondo – ha detto Fontana – Sono quasi 35 anni che faccio il giornalista e ne ho viste di tutti i colori ma mai un esperimento di laboratorio come quello in cui ci troviamo ora, non era mai accaduto che un premier fosse privo di esperienza politica come quello attuale. Vuol dire che abbiamo speranza tutti di ricevere un telefonata per Palazzo Chigi, ma  a pensarci bene è anche preoccupante. Quando ho incontrato Matteo Salvini per il libro, mi aveva giurato che non avrebbe mai fatto un governo con la lega. Quindi è la prova che in Italia possiamo aspettarci delle sorprese. Nemmeno il povero presidente Mattarella avrebbe immaginato gli 88 giorni di continui colpi scena che hanno portato al governo c Conte. Come è possibile che siamo arrivati a una situazione simile? Dopo che nel 92 avevamo sperato che stesse sorgendo un nuovo modello politico in cui sceglievamo subito il premier di un governo durevole. Niente di questo è successo in un quarto di secolo”.

Nella riflessione di Fontana come detto spazio anche ai ritratti ad personam: “Matteo Renzi ha le capacità intellettuali e per fortuna sua l’età per riflettere e uscire dallo smacco referendario su cui si è giocato tutto, è un buon giocatore di poker che vorrebbe sempre rilanciare. Quel lutto deve rimuoverlo. Finora non lo ha fatto e lo si è visto anche nel suo discorso al senato dell’altro ieri. È uno che ha sempre bisogno di una sfida. di qualcosa da rottamare. E così rischia di finire male.

I temi veri dopo 10 anni di crisi erano altri, non la riforma costituzionale e con la rottura del patto con Berlusconi è rimasto vittima delle divisioni interne del suo partito. Salvini era stato trattato sempre malissimo da Bossi, invece. Un giorno gli da un manuale di giornalismo per metterlo a radio Padania e lì cresce come politico,  impara ad ascoltare la pancia della gente. Ma il più simpatico nella politica italiana resta sempre Berlusconi anche se a dire il vero la personalità politica che più apprezzo è De Gasperi, era protagonista di un’Italia sobria, semplice che voleva risollevarsi.

Quanto abbiamo perso di quello spirito?

Eppure siamo paese che fa moltissimo, ha un tessuto di associazionismo meraviglioso. Ma sta sparendo la cultura del merito. Siamo importanti perché siamo globali, le uniche aziende che hanno retto sono brave a fare cose che vendiamo in tutto il mondo. Non abbiamo nulla che ci permetta di farci percepire come autarchici. L’idea di un Italia che non vive nel mercato globale è la nostra fine, quindi. E permettetemi di dire anche qualcosa sul sistema della democrazia rappresentativa, che è l’unica strada che io ritengo possibile. Non credo nella democrazia diretta.  Se scelgo un politico non voglio che sia come me voglio che sia meglio altrimenti perché gli do la delega? Fuori dalla democrazia rappresentativa c’è la fattoria degli animali di orwelliana memoria dove c’è sempre uno più uguale degli altri, alla fine. La democrazia diretta vale solo per le piccole comunità. E la polemica contro i corpi intermedi che in questi 25 anni sono stati sacrficati nel nome del rapporto diretto tra politico e popolo è vana perché a selezionare una classe dirigente non basta una rete dove tutti credono di contare qualcosa ma in realtà nessuno conta nulla”.

Lorenzo Morandotti

 

Cookie Policy
Utilizzo dei cookie
I cookie ci aiutano a ricordarti, personalizzare la tua esperienza, distribuire offerte commerciali personalizzate e mostrarti più cose che pensiamo ti piaceranno. Per ulteriori informazioni sui cookie ti invitiamo a navigare la nostra pagina di cookie policy.
Settaggio dei cookie
Questi cookie ci danno la possibilità di offrire un'esperienza personalizzata per la tua navigazione.