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Premio internazionale di letteratura Città di Como

L’ombra del terrorismo ne “L’estate non perdona” di Flavio Santi

 

Il romanzo La primavera tarda ad arrivare edito da Mondadori l’anno scorso è stato il primo romanzo giallo di Flavio Santi, ambientato in Friuli. Si tratta della prima indagine dell’“ispettore di campagna” Drago Furlan, ultras dell’Udinese e personaggio ispirato alla figura mitica di “Papa” Hemingway, nella splendida cornice della provincia friulana, sospesa tra monti e vento di mare. Così ha esordito nel giallo il docente di italiano nel corso di Mediazione Culturale dell’Università dell’Insubria di Como, giurato del premio internazionale “Città di Como”, che è anche uno dei più interessanti poeti della sua generazione. Flavio Santi (1973) ha studiato a Pavia e Ginevra. Ha collaborato con il Dizionario Battaglia della UTET, il Dizionario biografico degli Italiani e l’Enciclopedia del Cinema della Treccani. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tra cui Rimis te sachete (Marsilio 2001), Mappe del genere umano (Scheiwiller 2012). Ha scritto vari libri di narrativa tra cui Diario di bordo della rosa (PeQuod, 1999; ristampa Laurana 2014), Aspetta primavera, Lucky (Socrates 2011) e il memoir Il tai e l’arte di girovagare in motocicletta. Friuli on the road (Laterza 2011). Sta per uscire su “Nuovi argomenti” un suo lavoro su Dacia Maraini, la scrittrice che è pure nella giuria del premio. Ora torna con un nuovo giallo che odora di osteria e di cose vere. Nato sul confine (tra Italia e Slovenia ma metaforicamente parlando anche tra più generi). Che fa pensare e indignare (sui tanti “passati che non passano” dell’ultima guerra). E che diverte, proseguendo autorevolmente la tradizione dei thriller legati alla gastronomia. Senza essere un Pepe Carvalho (l’investigatore cuoco figlio del catalano Manuel Vázquez Montalbán), Drago Furlan è senza dubbio un’ottima forchetta, conosce pietanze e filiere meglio di un Artusi. Il suo idolo (a parte Arthur Antunes Coimbra detto Zico e la sua Udinese) è Carlin Petrini, guru di Slow Food. Furlan incarna l’anima contadina schietta e verace: se può, gusta il sapore dei gamberetti vivi pescati nel Natisone. Rustico, umorale, di campagna, nostalgicamente pasoliniano, Diego è un ispettore, anche se molti per indigestione mediatica lo dicono commissario, “alla Montalbano”. E in effetti è nato a Colloredo di Monte Albano, come gli avi di Santi. Guida una sorniona Guzzi California con cui si diletta a frequentare sagre e ristoranti chic con l’eterna fidanzata Perla. Lo chiamano «l’ispettore della decrescita felice», per il suo amore per le cose di un tempo. Apprezza il buon vino di Cividale e dintorni. E non vede un morto dal 1995. Ma nel primo giallo della serie presto deve scrollarsi di dosso la ruggine. Perché c’è da spiegare che ci fa un morto senza nome in fondo a un pozzo con una pallottola in fronte. Esplosa peraltro da un’arma rara, in uso durante la seconda guerra mondiale ma anche negli anni di piombo. Diego è un ispettore che Santi pensa come il Maigret del Friuli, ma ispirandosi come dicevamo prima anche alla figura del barbuto “Papa” Hemingway e a un odierno mito letterario montano, Mauro Corona. Come detto, la quieta vita di provincia, prima interrotta solo da incidentini, furtarelli ed episodi di usura, viene spezzata da un omicidio in uno sperduto paesino d’alta quota. E così dal questurino di provincia, tra false piste e la polvere di archivi silenziosi, nasce un detective sui generis, che pensa meglio vuotando bicchieri, guida oltre la moto una Zastava vintage, si tuffa nei piatti della tradizione culinaria locale e non si vergogna di avere una mamma – lei pure “furlan” fino al midollo – con cui dividere casa. E dopo la primavera, non poteva che arrivare un’infuocata estate, ed è lecito supporre che ci saranno per Santi e il suo Maigret furlano altre stagioni di sangue e caccia al mistero: si parla di un autunno già in fase di elaborazione e poi chissà se arriveremo all’inverno. Intanto il secondo romanzo dal titolo L’estate non perdona esce sempre da Mondadori (verrà presentato alla libreria Ubik di Como il 17 maggio alle 18) per le cure dell’agenzia Santachiara, la stessa che ha gestito gli interessi editoriali e letterari di Roberto Saviano e di altri celebri scrittori. “Aver un agente come Santachiara è il massimo – dice Santi – Significa pensare solo alla scrittura , concentrarsi sul lavoro senza avere altri problemi per la testa”. Ed eccoci al nuovo giallo. L’estate più calda degli ultimi anni sta arroventando il Friuli, e l’ispettore Drago Furlan si sta finalmente godendo una vacanza al mare con l’eterna fidanzata Perla. Ma la tanto sospirata villeggiatura viene interrotta da una telefonata del pm Santoliquido: sul greto del fiume Natisone è stato ritrovato un cadavere con la faccia spappolata a colpi di kalashnikov. Chi è la vittima? E perché l’assassino si è accanito sul cadavere tanto da sfigurarne il volto? Furlan rientra immediatamente in servizio per cercare di risolvere il caso: ma gli indizi sono pochi e contraddittori, e l’abbraccio torrido dell’afa non aiuta di certo a ragionare… tanto più che, per non dare un dispiacere a Perla, Drago fa la spola tra la spiaggia e il commissariato di nascosto, adducendo come scusa gli acciacchi e i capricci della madre Vendramina. Mentre la stampa nazionale monta il caso del “Mostro del Natisone” e le indagini arrancano, ci scappa pure il secondo morto: che sta succedendo nella tranquilla provincia friulana? È il caldo che dà alla testa oppure dietro la scia di sangue si nasconde un nemico terribile, il cui solo nome basta a evocare antichi orrori e a far venire i brividi? Drago Furlan, piglio rude da ispettore contadino, tra una bevuta all’osteria dell’amico Tarcisio, una mangiata di gustosissimo frico e una passeggiata sul lungomare, dovrà dare fondo a tutto il suo fiuto investigativo per venire a capo del mistero. E dovrà pure sbrigarsi, visto che il killer sembra aver preso di mira proprio lui… E  in questa seconda avventura dell’ispettore Furlan dà un’altra grande prova del suo talento narrativo: oltre a tenerci con il fiato sospeso in una vicenda ricca di colpi di scena, ci regala ancora una volta il ritratto della sorniona provincia friulana, coi suoi scorci di paradiso in cui – inatteso – può anche scoppiare l’inferno. Un giallo che odora di osteria, profuma di Ribolla gialla e grappa alla vipera. Ma anche di sangue, sudore e lacrime. E colpi micidiali di Ak-74, la versione più cattiva dopo opportune modifiche del già tremendo mitragliatore Kalashnikov Ak-47. Nasce sempre sulla frontiera (tra Italia e il “corridoio balcanico” dove secoli fa arrivarono i turchi). Fa pensare e indignare. E diverte. Stavolta il suo un ispettore-contadino che nel primo romanzo era alle prese con le ombre e i fantasmi della seconda guerra mondiale ora indaga sulla potenziale terza, ossia sulla minaccia del terrorismo globale. Rustico, umorale, nostalgicamente pasoliniano, Diego è nato a Colloredo di Monte Albano, come gli avi di Santi. Guida una sorniona Guzzi California e anche una cadente Zastava vintage. La sua eterna fidanzata Perla è suo malgrado parcheggiata a Lignano Sabbiadoro. Lui, in quel di Cividale e dintorni, sulle rive del Natisone intrise di sangue, alle prese con eventi che sconvolgono la provincia sotto l’afa. Il papà del «Maigret del Friuli» è rinomato poeta, oltre che filologo. E ha successo anche come traduttore, sulla scia di un grande eroe della letteratura d’azione come James Bond. Ha appena pubblicato da Adelphi la nuova versione italiana di un capolavoro di Ian Fleming, “Dottor No”, dopo essersi cimentato con “Vivi e lascia morire”. «Fleming mi ha aiutato molto – dice – nella costruzione delle storie che ruotano attorno al mio ispettore contadino. È un omone dai lati teneri, che si scontra sempre con problemi molto più grandi di lui, in una terra di confine». Come detto, dopo la primavera e l’estate, è lecito aspettarsi altre stagioni. «Il romanzo avrà un seguito – annuncia Santi – La serialità è una bella sfida, ti misuri con personaggi che cambiano col tempo, svelano nuove sfumature. Tradurre Ian Fleming insegna ad apprezzare, in un eroe, anche le debolezze e le ombre. Ma il giallo ha le sue regole: richiede disciplina e pazienza, come ogni lavoro di buon artigianato. Io scrivo ogni mattina, prima di curare l’orto».

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