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Premio internazionale di letteratura Città di Como

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Glenn Cooper ospite d’onore della V edizione del Premio Città di Como

Glenn Cooper è un autore di area liberal che si ispira al nostro Umberto Eco per la serietà degli approfondimenti storici nella costruzione di un thriller. Un autore impegnato a far aprire gli occhi del mondo intero sull’agenda delle cose da fare, delle urgenze etiche e morali.

In primis, non arrendersi di fronte al fondamentalismo religioso e al fanatismo, all’uso smodato delle armi e a un signore con il ciuffo che oggi occupa la Casa Bianca, di nome Donald Trump.

Cooper tornerà sabato sul lago di Como, che adora, per presentare la sua più recente fatica letteraria, ospite d’onore di quest’anno del Premio Letterario “Città di Como” che con la sua presenza ribadisce la sua caratura internazionale.

“Al posto di Trump vedrei bene un mio conterraneo molto noto a Como, George Clooney. Adoro il lago di Como dove ho molti amici – dice Cooper – Sono stato spesso in visita sul Lario e i suoi paesaggi sarebbero un’ottima scenografia per un mio lavoro letterario.”

Cooper sarà sabato 23 giugno, alle 18, a Como per la presentazione del suo più recente romanzo, “I figli di Dio” un thriller mozzafiato che vede di nuovo protagonista il professore di Harvard Cal Donovan, edito da Nord.

Autore di bestseller tradotti e venduti in tutto il mondo a partire dal clamoroso successo della trilogia de La biblioteca dei morti, è il prossimo ospite del Premio letterario “Città di Como”, alla quinta edizione.

Il suo incontro di sabato sarà presso la Libreria Ubik della centralissima piazza San Fedele 32.

Dialogheranno con lui Flavio Santi, autore e membro della Giuria del Premio e Giorgio Albonico, fondatore del concorso.
“Nel mio romanzo – dice Cooper – come sempre prendo spunto dalle grandi emergenze del nostro tempo: in particolare la crisi della chiesa cattolica, con l’arrivo di papa Francesco che ha ispirato il mio papa Celestino, in cui il lettore troverà molte delle caratteristiche di Jorge Bergoglio ma amplificate: lo ho fatto diventare un papa marcatamente più progressista, aperto alla teologia della liberazione ad esempio”.

Dall’altra parte, c’è il presidente Usa reazionario e bigotto Griffith, che trama dietro le quinte per favorire l’ascesa di una chiesa tradizionalista e ultraconservatrice, che ripristina la messa in latino e propugna la sottomissione della donna all’uomo, il bando a qualsiasi dialogo ecumenico con altre fedi e la comprensione di realtà come l’aborto e come le coppie omosessuali: “Incarna l’attuale presidente Trump, e le paure che molti american hanno di una deriva progressista nel papato”.

Senza fare spoiler, nel romanzo come si sa, si parla di tre giovani ipotetiche vergini che nonostante non abbiano “conosciuto uomo” come dice la Bibbia si scoprono in dolce attesa. E tutte e tre si chiamano Maria. Sono in tre punti del mondo molto distinti, e vengono rapite per fondare, si scoprirà con quali conseguenze, una nuova chiesa. Uno scisma nel XXI secolo è proprio quello che la chiesa non ha bisogno di affrontare in questo momento: avrebbe conseguenze devastanti.

Torna con questo romanzo, come detto, Cal Donovan, affascinante e colto professore di storia delle Religioni all’Università di Harvard, già protagonista dei due libri precedenti “Il segno della croce” ed “Il debito” editi sempre da Nord.

Il pubblico italiano ama Cooper e gli ha decretato una fedeltà sempre crescente.

“Confesso che è il personaggio che sento più autobiografico, e sarà protagonista anche del quarto libro della serie, di prossima uscita. È uno studioso, che va a fondo dei problemi e si appassiona nella ricerca della verità, non molla mai l’osso insomma e lo sento molto vicino in questo. Quando scrivo sono molto metodico – dice Cooper – mi metto a scrivere al pc per otto ore di fila al giorno, dopo aver attentamente pianificato la struttura del libro, la trama, i personaggi e i comprimari. E non smetto fino a che non ho portato a termine quella che considero la prima bozza”.

Dal 2009 a oggi, anno dell’uscita del primo libro che ha decretato il successo mondiale di Cooper, sono passati dieci anni o quasi.

In lui cosa è cambiato? “Sono cresciuto molto come scrittore, lo dico senza falsa modestia, sento di avere affilato le mie armi, di avere una maggiore padronanza delle tecniche che servono a questo lavoro, e per un thriller sono il giusto cocktail di ritmo, montaggio, personaggi credibili e nel mio caso anche una solida base storica, e riferimenti a questioni etiche e filosofiche che ritengo fondamentali per l’uomo, come ad esempio proprio la religione che affronto in questa serie. Sì, credo proprio di essere migliorato come scrittore e se può far piacere al pubblico italiano, che mi segue in modo particolare, posso dire che in testa ho molti altri libri. Io in genere impiego circa un anno a finirne uno, il prossimo è già pronto e quindi non manca molto all’uscita”.

Ma nell’America di Trump, la data del 9 febbraio 2027 indicata in un precedente romanzo di Cooper come la fine del mondo così come noi lo conosciamo fa ancora così paura? Cosa dobbiamo aspettarci quel giorno?

“Speriamo che Trump ci permetta di arrivarci sani e salvi”, dice Cooper ridendo.

L’amara consapevolezza di uno scrittore come usava dire un tempo “impegnato”, che lancia messaggi d’allarme sul nostro tempo con lo strumento immediatamente coinvolgente e comunicativo del thriller d’autore di razza capace di conquistare milioni di lettori incatenandoli alla storia, pagina dopo pagina.

Lorenzo Morandotti

 

Credits Photo: Pagina FB Casa Editrice Nord
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