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Premio internazionale di letteratura Città di Como

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Lettura del libro: L’ultima cosa bella. Dignità e libertà alla fine della vita di Giada Lonati

LETTURA DEL LIBRO:

L’ultima cosa bella.
Dignità e libertà alla fine della vita di Giada Lonati

Rizzoli Editore
Vincitrice 2017 del Premio Città di Como, sezione saggistica di Giorgio Albonico


Giada Lonati è un medico palliativista, un medico che lavora al di là dei confini usuali della medicina.
Il suo lavoro inizia proprio quando la medicina si arrende, riconosce i propri limiti e alza le mani in segno di resa di fronte alla evidenza che la sconfitta diventa ineludibile.

Non c’è più possibilità di cura, la morte avanza e vince.

Credo che l’uomo diventa grande quando sa riconoscere la propria finitezza e transitorietà, capisce di essere effimero nell’universo, proprio da ephemeros che dura un giorno solo.
E allora si appropria del suo tempo arrivando a capire che l’unico tempo che ci appartiene davvero è quello presente.
Ma nel contempo la grandezza dell’uomo sta anche nel fatto di vivere come se la finitezza non lo riguardasse e questa convinzione gli permette di dedicarsi alle occupazioni e preoccupazioni del quotidiano.

Il libro della Lonati descrive in un insieme di casi umani che riconducono il filo conduttore a questa dicotomia tra consapevolezza della fine e desiderio di rimuoverne il senso.

Poi c’è un altro aspetto da considerare e cioè che il progresso tecnologico dell’ uomo occidentale porta in sé la liberazione di molti vincoli che appartengono alla condizione umana e uno di questi è proprio quello del tempo che chiude un ciclo.
Nonostante la familiarità con il morire altrui che si ha attraverso i mezzi di comunicazione, si è censurato la propria morte differendola continuamente e rimuovendola dai propri pensieri.
Infatti il Novecento forse per l’opera devastante delle guerre mondiali, ha allontanato il pensiero della morte, specialmente della propria con la strategia di confinare il morente in luoghi chiusi e protetti dalla vista,ospedali,hospice e strutture similari.

E i casi descritti dalla Lonati vengono dalla sua esperienza di medico che opera in strutture dove si accompagnano le persone verso il passo definitivo cercando di eliminarne la sofferenza.

Un grande medico scomparso da poco ha detto: “La morte va accettata perché è un dovere biologico, la sofferenza no, la si deve evitare il più possibile perché non serve a nulla”.

Nella postfazione del libro Ferruccio De Bortoli, Presidente di Vidas, scrive che la nostra società ha esorcizzato il dolore che comunque fa parte di noi e rifiuta un confronto sereno con la fine.
Rimuovere tuttavia serve solo a impoverirci e a eliminare la potenza della speranza che sola può tradursi in piccoli grandi gesti di misericordia civile.


Lettura del libro a cura di Giorgio Albonico.
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