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Premio internazionale di letteratura Città di Como

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Margherita Nani vincitrice del Premio Città di Como Narrativa Inedita del 2018 candidata al Premio Strega

Margherita Nani, giovanissima autrice del romanzo “L’ospite. Le anatomie di Joseph Mengele” edito da Francesco Brioschi, si è aggiudicata il primo posto nella sezione inediti per la narrativa del Premio Città di Como nell’edizione del 2018.

Il romanzo è una biografia romanzata di Josef Mengele, medico nazista che aveva l’abitudine di iniettare fenolo nel cuore delle sue vittime e blu di metilene nei loro occhi, poi in fuga da Auschwitz fino in Brasile.

Il Premio Città di Como porta fortuna a Margherita e si conferma trampolino di lancio di talenti di eccellenza.

Il romanzo è infatti candidato al Premio Strega 2020, proposto da Ilaria Catastini.


Ecco cosa si legge sul sito del Premio Strega:

“Questo romanzo è su Josef Mengele, l’angelo della Morte, il medico nazista che ha condotto nel campo di concentramento di Auschwitz gli esperimenti più efferati su uomini, donne, bambini, specialmente sui gemelli. Trapianti di organi, espianti e innesti di arti, mutilazioni, prove di reazione a sostanze chimiche, a fonti di calore, prove di resistenza al dolore.
È la sua storia, prima dell’arrivo al campo, durante la permanenza e dopo la sua fuga in Sudamerica.

Margherita Nani, classe 2000, inizia a raccogliere materiale su Mengele a 16 anni.
L’anno scorso, a 19 anni, vede pubblicato il suo romanzo sul “suo Mengele”.

Sì perché al di là del cliché a cui ci hanno abituato anni di letture e film sullo spietato personaggio, la sorpresa che rivela Margherita nel suo libro è la capacità di guardare dentro l’uomo. Un uomo incapace di provare alcuna emozione, un uomo privo completamente del senso dell’altro, freddo di fronte alla moglie, che non ama, interessato al figlio solo perché “opera sua”, vittima di un’anoressia sentimentale dovuta a un terribile rapporto col padre e con la madre, che scopre solo molto tardi dentro di sé qualcosa di simile a un sentimento.
Solo allora si apre un varco in lui e affiora alla sua coscienza l’orrore dei crimini commessi.

Margherita scrive un romanzo temerario ma che sta in piedi e si fa leggere con grande piacere, con un bell’italiano, fluido, una scrittura tonda, un registro che corre su due binari, quello freddo e secco della cronaca degli esperimenti, della vita nel campo, e quello lento e caldo e ricco di pause, di dettagli, di descrizioni della vita in Sudamerica dopo la fuga.
C’è ritmo, delicatezza.
Sono rimasta molto colpita dallo sforzo di questa giovanissima scrittrice su un terreno così complesso e scivoloso, dal punto di vista storico, politico, psicologico.
L’opera merita di concorrere a mio parere perché è ben scritta e con i giusti ritmi, ha delle buone lenti d’ingrandimento sui personaggi e sugli stati d’animo, tradisce una ricca ricerca storica e bibliografica e ha una utilità sociale, storica e politica: c’è sempre più bisogno di sostenere la Memoria di quanto accaduto, perché è più facile immaginare che certe aberrazioni della Storia non siano mai accadute, piuttosto che fermarsi un attimo, entrarci dentro, cercare di capire, farsi domande.”

Proposto da Ilaria Catastini


L’autrice, studentessa che ha già completato il suo terzo romanzo dedicato alla pedofilia nella chiesa si è appassionata alla figura dell’ “angelo della morte” di Auschwitz e ai suoi terribili esperimenti di eugenetica durante una lezione in classe in occasione del “Giorno della memoria”.


«Ho iniziato a scrivere dopo aver letto tutto quello che è disponibile nella saggistica storica sulla figura di Mengele, nonché documentari e film che parlano della sua vicenda.
Ho scoperto che il servizio segreto israeliano era sulle tracce del mostro e si accingeva a catturarlo, ma fu impegnato in una operazione più urgente e ne perse le tracce».

Al centro della storia è Pia, ventenne che viene attratta dal fascino del misterioso tedesco giunto nel 1955 in un villaggio nel cuore del Brasile.
Un uomo la cui malvagità sfugge a qualsiasi definizione e comprensione, e che grazie a Pia conosce, tardivamente, la forza dell’amore.
L’oscurità e la banalità del male sono tratteggiati in questo romanzo in tutta la loro crudeltà.

«Molto è raccontato dalla parte delle donne, e in ognuno dei personaggi femminili c’è qualcosa di me – dice l’autrice – soprattutto in Pia».

Mengele innamorato: non rischia accuse di revisionismo storico? «Non è una operazione di revisionismo – precisa l’autrice – Credo che non basti chiamare un nazista “pazzo”. Occorre andare più in profondità nell’analisi del male. I nazisti erano uomini e donne che di fronte a una scelta, come tutti, hanno preso la via del male. Per questo il libro si intitola “Le anatomie di Mengele”. Vuole essere una riflessione sul male che trascende le vicende pur avventurose della caccia ai nazisti in Sudamerica, è soprattutto una storia umana di esseri umani. Quando ho iniziato a studiare la storia di Mengele ho provato dolore e ribrezzo, ma ho imparato anche ad andare avanti e a guardare in faccia il male. Sono molto emozionata e onorata. È talmente bello essere candidata per un premio così importante come lo Strega solo al primo romanzo, ancora fatico a crederci».

 

 

Ad aprile 2020 uscirà il suo nuovo romanzo.

Articolo sul Corriere della Sera di Mercoledì 11 Marzo 2020: qui

Articolo sul Corriere di Como del 4 Marzo 2020:  qui

 

 

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