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Premio internazionale di letteratura Città di Como

Il bacio che stregò Stephen King

Thomas Williams

Thomas Williams

Dall’ultimo “Robinson” inserto culturale di Repubblica, la recensione di Susanna Nirenstein al romanzo di  Thomas Williams  “Due estati”. Altra lezione di scrittura: “Ecco, il calore che arriva dalle prime pagine di questo Due estati è forte e dolcissimo: quella capacità di Williams, che l’allievo John Irving sottolineava, di conoscere la natura umana e di scandagliarla psicologicamente, di renderla reale è meravigliosa e rara. È questo che deve possedere uno scrittore. Così come l’arte di cannibalizzare la propria vita e le vite degli altri, cambiando i ricordi, raccogliendo e scegliendo”.

 

  • Quando Thomas Williams (1926-1990) doveva raccontare come si scrive un romanzo, — lo fece attraverso un alter ego nel suo bellissimo I capelli di Harold Roux, vincitore del National Book Award nel 1975 — paragonava l’autore a un essere umano che si trova su una pianura buia con un fuocherello minuscolo. Le montagne lontane stanno diventando blu e fredde come la luna, e l’ultimo chiarore se ne va come fosse per sempre. La posta è alta: o si ricrea continuamente il piccolo falò oppure tutto intorno scomparirà. Di più, non vivrà mai. Intorno aspetta il nul

Qualcuno però si avvicina al fuoco per scaldarsi. Poi arriva altra gente. E quelli sono i personaggi del libro, mentre il fuoco è l’ispirazione che incide di luce calda i volti dei protagonisti. Tutte queste figure alimentano le fiamme, che si fanno più grandi. Si spegneranno solo quando il libro sarà finito. E Stephen King, riprendendo la similitudine di Williams che ammirava, commentava “quando cominci, là fuori è molto freddo, una sfida impossibile. Ma poi i caratteri cominciano a prendere vita, oppure la storia ha una svolta inaspettata…” e i ciocchi della legna si incendiano nuovamente.

Ecco, il calore che arriva dalle prime pagine di questo Due estati è forte e dolcissimo: quella capacità di Williams, che l’allievo John Irving sottolineava, di conoscere la natura umana e di scandagliarla psicologicamente, di renderla reale è meravigliosa e rara. È questo che deve possedere uno scrittore. Così come l’arte di cannibalizzare la propria vita e le vite degli altri, cambiando i ricordi, raccogliendo e scegliendo.

Un primo bacio, chi non l’ha sperimentato? Ed è lì, nel primo capitolo, che ti riappare davanti, ti fa sciogliere, ti conquista. È così che ci sentiamo quando la diciassettenne Dory, in una mattina di giugno nel 1948, spia dalla finestra i movimenti di John Hearne, un bel ragazzo di ventun anni che ha sempre, fin da quando aveva nove anni, guardato rapita, convinta di amarlo. Anche lui l’ha osservata il giorno prima, senza sapersi spiegare il perché di quella attrazione.

La incontra davanti a un’altalena, e dopo poche parole capisce che può avvicinare le labbra alla sue, e lei viene presa da un turbine, qualcosa che non la fa più sentire sé stessa, spiritosa e ironica come si conosce, ma in balia della volontà di quel biondo dagli occhi celesti, “come se il suo corpo sapesse in anticipo quale passo, movimento, flessione, avvolgimento delle braccia di lui, senza sforzo, le domandassero”.

L’avete capito, i due passeranno insieme ogni secondo delle poche settimane che John — alle spalle la guerra combattuta a Okinawa e una università in attesa — passerà a Leah, il luogo immaginario dove Williams ha collocato tutti i suoi otto romanzi.

Dory ha finito il liceo con successo e si prepara a lavorare da qualche parte: la sua è una famiglia modesta. Le giornate saranno splendide, l’amore consumato con una naturalezza e un fervore degni di un grande amore. Ma John vuole andare in California dove spera di poter trovare suo padre che l’ha abbandonato quando aveva cinque anni.

Sarà un viaggio ricco di colpi di scena, tradimenti, con la scoperta del padre a capo di una sgangherata setta cristiana che predica l’amore. Anche l’estate di Dory sarà turbinosa: messa a capo di una bella dimora-albergo sul lago, si ritroverà non solo senza notizie di John, ma piena di compiti ardui e circondata da una banda di ex nazisti che al governo interessa mantenere sotto controllo. Ne seguiranno incidenti che lasceranno Dory ferita.

Un’estate di formazione dunque, i due ragazzi affronteranno difficoltà mai nemmeno concepite. Ci sono troppe cose, vorremmo che il narrare si perdesse meno in cento rivoli e si concentrasse di più sui protagonisti. Ma forse quel che voleva Williams, il quadro di un’America forte quanto squilibrata (il suo tema ricorrente), piena d’amore da dare ma anche di trabocchetti infernali, è riuscito.

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