Back
Image Alt

Premio internazionale di letteratura Città di Como

intervista-francesco-cevasco

Francesco Cevasco, bussole in un mare di libri

Autorevole membro della Giuria del Premio “Città di Como”, Francesco Cevasco è già curatore delle pagine culturali del “Corriere della Sera” dove   tuttora pubblica interessanti articoli di attualità letteraria.

 


Oggi si pubblica una quantità enorme di libri. Come orientarsi?

“Se si guardano le classifiche vediamo una quantità infinita di gialli e noir, romanzi duri, forti, che cavalcano un’onda di successo costante, e poi tante cose che vengono dal web, nascono come filiazione delle chiacchiere che si leggono in rete, penso in particolare a certa letteratura giovanile.
Giovanile cioè nel senso dell’autore e anche del fruitore.

E poi hanno successo i cosiddetti libri che insegnano la ricerca della felicità, manuali spesso pseudoscientifici come fare carriera o raggiungere l’equilibrio e la serenità.
Un mercato che rende, e fotografa bene la realtà: società e libri sono sempre strettamente legati, del resto.

Oggi la società è questa, si esprime  attraverso questi libri che portano alla luce alcuni lati più o meno oscuri delle nostre esigenze di esseri umani.
Nel mondo dei libri di un maestro come Georges Simenon la fotografia della società era incarnata da figure come il parroco, il medico, il farmacista.
Ed era una narrativa ad alto livello letterario.
Oggi invece ci fotografano i gialli, alcuni dei quali peraltro scritti indubbiamente bene e con perizia, e la manualistica.
Invece i classici resistono perché abbinati a qualche importante giornale che li veicola a prezzi bassi, o grazie alla scuola dove qualche buon insegnante ti fa leggere l’Iliade o i Promessi sposi.

 


Avrà un futuro il libro?

“Lo sconforto di fronte alla situazione che descrivevo è mitigato dal fatto che il libro è destinato a durare, lo insegnano la radio e il teatro, dati per spacciati dall’avvento di tv e cinema e invece vivi e prolifici tuttora.  Certo, hanno dovuto mutare la propria condizione e la propria struttura.
Così anche il libro di carta non morirà, probabilmente dovrà assumere strade di diffusione e commercio diverse, e sopravvivranno i libri di qualità. Non quelli che si limitano a trasferire sulla carta la chiacchiera del web. Che sparirà, mentre Madame Bovary rimarrà”.

 


Cosa pensare del digitale e dell’autopubblicazione? E che criteri di giudizio applicare in una giuria come la vostra?

“Oggi chiunque può scrivere un libro e anche pubblicarlo a sue spese e avere l’illusione che possa essere diffuso.
Non si sono mai pubblicati così tanti libri come ora. – dice Cevasco – L’unico criterio applicabile ce lo suggerisce il grande Philip Roth nel suo saggio Perché scrivere, una verità che come tutte le cose semplici è anche immensa: per chi scrive il segreto non è capire interpretare risolvere un problema, sia esso personale o della società, ma portarlo alla luce e all’evidenza di fronte al lettore  affinché egli possa prenderne atto, condividerlo e magari sviluppare una coscienza civile.

Scrivere significa questo, non dare soluzioni, come fanno i manuali sulla felicità.

Roth fa esattamente questo, parla sì anche lui di infelicità, ma lo fa costringendoti a pensarla seriamente, a guardarla in faccia nella sua crudezza.
Un altro criterio da tenere presente in sede di valutazione è la proprietà e la ricchezza linguistica, in un panorama come quello odierno dove i libri sono figli di un impoverimento glaciale.
E lo stesso vale per la storia, che è la compagna di viaggio ideale per la letteratura, pensiamo al nostro Manzoni ad esempio.
Ci sono romanzi che senza la collocazione e la connotazione storica non avrebbero la potenza che hanno.
Oggi ci sono in giro un po’ troppi romanzi senza tempo, e pieni magari di distopie.

In questo senso mi sento di lodare ancora una volta Margherita Nani, la giovanissima autrice del romanzo “L’ospite. Le anatomie di Joseph Mengele” edito da Brioschi che è stata premiata per l’inedito dal “Città di Como”.
Il romanzo, una biografia romanzata di Josef Mengele, medico criminale nazista che aveva l’abitudine di iniettare fenolo nel cuore dei suoi pazienti, poi in fuga da Auschwitz fino al cuore del Brasile, è un libro esemplare.
L’opera della giovane scrittrice romana, appena 19 anni, racconta un evento storico in modo corretto, innestandovi una storia di finzione.
Un libro che ricorda la Margherite Yourcenar delle Memorie di Adriano e a cui non possiamo che augurare la lunga vita che si merita.”

 

Cookie Policy
Utilizzo dei cookie
I cookie ci aiutano a ricordarti, personalizzare la tua esperienza, distribuire offerte commerciali personalizzate e mostrarti più cose che pensiamo ti piaceranno. Per ulteriori informazioni sui cookie ti invitiamo a navigare la nostra pagina di cookie policy.
Settaggio dei cookie
Questi cookie ci danno la possibilità di offrire un'esperienza personalizzata per la tua navigazione.