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Premio internazionale di letteratura Città di Como

La nascita del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como

Giunti alla quarta edizione del Premio credo si possa provare a fare un piccolo punto della situazione partendo dall’inizio.

L’idea:

L’idea di un premio di letteratura si può dire sia nata da un libro fortunato che mi ha permesso di classificarmi in vari concorsi sul territorio nazionale e quindi di girare per la penisola, rendendomi conto della realtà dei premi letterari in Italia. Ho notato che tutte le cerimonie di premiazione, sono in genere molto belle, interessanti e non solo per chi deve ricevere un riconoscimento.  Suscitano sempre un buon interesse di pubblico.

Guardandomi attorno ho capito anche un’altra cosa e cioè che, chi arriva in fondo ad un premio letterario, vive una esperienza gratificante, magari una delle poche che lo hanno accompagnato dall’inizio della sua creazione letteraria.

Poi mi sono trovato ad essere commissario di biblioteca in un piccolo centro vicino alla mia città e per non essere lì solo per scaldare una sedia, ho pensato di lanciare l’idea di iniziare un premio di letteratura da farsi insieme alla stessa biblioteca e al comune, intitolandolo “Alla poetessa Alda Merini”. Convinti gli altri commissari della bontà dell’idea ne ho seguito la nascita, l’organizzazione e l’evolversi per un paio di anni che hanno visto un buon successo dell’iniziativa.

Ho preferito, per motivi su cui preferisco sorvolare, di dimettermi da quella esperienza. Ho quindi costituito una associazione culturale per farne un premio autonomo, indipendente e con un preciso riferimento alla città di Como. Così è nato il Premio Internazionale di Letteratura Città di Como che,preciso, nulla ha a che fare con un precedente premio CittadiComo che era stato istituito da un istituto scolastico cittadino più di quindici anni fa e che è stato dismesso parecchi anni prima nascesse l’attuale.

L’attuale Premio Internazionale CittàdiComo ha un proprio marchio, registrato regolarmente presso l’ufficio marchi e brevetti.

Entrando nel merito i premi di letteratura per me hanno la funzione di rivolgersi alla creatività e alla bellezza, guai a pensare che un premio possa essere una attività commerciale, come alcuni ritengono. Certo occorre anche un occhio ai costi per stare in piedi ed essere indipendenti, però il fine di un premio non è quello di una impresa commerciale che deve realizzare un guadagno. Il fine è quello di favorire, implementare l’altrui creatività, ma anche la propria nel cercare di realizzare idee nuove, provando a dare spazio ad autori che sono bravi e magari meritano più di quello che hanno ottenuto nel panorama letterario nazionale.

Occorre acquistare credibilità, credibilità che deriva dalla serietà e dalla passione per il lavoro che si svolge. Le case editrici e gli autori sono ovviamente i soci del premio e ne permettono l’evolversi nel tempo. Occorre perciò che abbiano la convinzione che il premio sia gestito in modo trasparente e non condizionato da alcun tipo di provincialismo o peggio di appartenenza a questo o a quella chiesa.

Solo così si può fare un buon lavoro e darvi una impronta duratura.

Oggi poi prevale un senso di sfiducia in tutto. E’ divenuto un altro luogo comune quello di dire: ce ne sono già tanti, riferendosi ai premi, tutti scrivono nessuno legge, parlando dei libri in genere. E con queste frasi si vuole screditare, dare minore importanza alle altrui attività.

Che significa ce ne sono tanti? Ci sono anche tanti dottori, impiegati, commercialisti e allora? Vorrà dire che il mercato farà una selezione.

Nessuno legge? E allora perché le librerie e le biblioteche sono sempre così affollate?

La nostra storia la costruiamo mettendoci il massimo impegno, solo il tempo poi è giudice di quanto facciamo.

Napoleone diceva sempre prima di una battaglia: “Io mi impegno, poi si vedrà”.

Non credo possa esistere migliore auspicio.

Giorgio Albonico

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