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Premio internazionale di letteratura Città di Como

Intervista ad Andrea Vitali

Sabato 30 Maggio 2020, siamo andati a Bellano da Andrea Vitali per intervistarlo sul suo ultimo libro “Un uomo in mutande: I casi del maresciallo Ernesto Maccadò” Edito da Garzanti.

 

 

 

Qui a Bellano non stiamo stati colpiti come è accaduto ai grossi centri urbani, ora grazie a un rispetto rigoroso delle regole speriamo che il peggio sia passato. Certo nelle  prime settimane  di epidemia c’era molta incertezza. Ora si è come tornati a vivere di nuovo, nello scorso fine settimana, complice anche un clima splendido, Bellano era affollatissima“.

Anche il “mondo piccolo” dove Andrea Vitali ha ambientato le sue storie, Bellano appunto, è stata colpita dal coronavirus, ha pianto i suoi morti. Il medico scrittore è tornato in servizio durante l’emergenza mettendo a disposizione la sua professionalità al servizio della comunità che ha reso celebre con i suoi romanzi. Ora promuove il suo nuovo romanzo edito da Garzanti, “Un uomo in mutande“, nuova tessera del mosaico narrativo che vede come protagonista il maresciallo Ernesto Maccadò.

Faccio presentazioni su Instagram, da una città all’altra – dice – ne ho fatte molte in passato viaggiando parecchio, forse era arrivato il momento di fermarsi, la distanza sociale ci obbliga a usare la tecnologia. Che trovo un po’ fredda. Serve senz’altro a mantenere vivi i legami nel popolo del libro, tra pubblico, autori e negozianti. Manca però la vivacità dell’incontro vero, la curiosità di chi fa la domanda inopportuna, quelle cose che danno il sapore della vita reale e che ci mancano“.

Vitali che è presidente della giuria del premio “Città di Como” ha letto molto, come capitato a tanti, durante la quarantena obbligata dall’emergenza sanitaria. “Ma anche la lettura se non è condivisa alla fine è fine a se stessa” dice. E aggiunge: “In due mesi ho letto tanti libri, ma se la lettura è un riempitivo non è più un piacere. Certo ha tante frecce al proprio arco, ma   ogni cosa nella vita ha un confine, un limite, e lo ha anche il libro. La vita è equilibrio tra tante dimensioni, e spero di tornare a girare l’Italia per presentare i miei libri di persona“.  Il virus ha portato via una generazione di anziani che era depositaria di tanta preziosa memoria, e questo lo si avverte forse di più in una piccola comunità dove tutti si conoscono, e prima o poi possono rispecchiarsi in un romanzo di Vitali. Anche se si sta a Palermo, perché le passioni i vizi e le virtù sono quelli del “mondo piccolo” della profonda provincia che intesse e lega l’Italia intera.

Mi fido molto della memoria che si deposita sulle pagine di giornale, ma la testimonianza orale è ben più preziosa” dice Vitali “Ora temo che questo periodo opprimente che abbiamo vissuto si traduca in una invasione pandemica cartacea, di storie che ripropongono appunto il tema della epidemia, del virus, del contagio. Un tema che è già stato sfruttato dal cinema forse più che dalla letteratura, e che mi sembra difficile possa rivivere efficacemente in un testo letterario di valore. Ci sono in giro già troppi libri che affrontano sul piano narrativo il tema della morte“.

Questo vale anche per i testi che concorreranno al premio “Città di Como” il cui bando sta per scadere tra poche settimane: se volete scrivere di pandemia, dovete essere molto bravi per convincere la giuria guidata da Andrea Vitali.

Ci parli del nuovo Maccadò. “Con la sua caserma – dice Vitali – è uno di quei punti cardine, di topoi irrinunciabili nell’architettura di un piccolo borgo come la mia Bellano. La caserma, il municipio, la chiesa e la farmacia sono tutti luoghi fondamentali per l’identità del luogo, si impongono sulla scena con i loro personaggi simbolo e Maccadò non è da meno dato che è un personaggio esterno, che viene da fuori, e mi permette appunto con questo suo distacco dalla comunità sociale che racconto di capirla meglio, di avanzare per gradi, romanzo dopo romanzo, nella conoscenza di questa o quella situazione. Stavolta, nel nuovo romanzo, ha a che fare con questioni che non fanno propriamente parte dell’orizzonte professionale dell’arma dei carabinieri, ma simboleggiano comunque quelle situazioni che soprattutto in uno scenario di commedia come quelle che scrivo io possono essere intriganti scheletri nell’armadio, e raccontarli è per me un grande piacere“.

(Lorenzo Morandotti)

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