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Premio internazionale di letteratura Città di Como

“Il vero scrittore si vede da quello che butta”. I consigli di scrittura di Flavio Santi

Scrittore, traduttore, insegnante all’Università dell’Insubria, Flavio Santi fa parte della giuria del premio “Città di Como”.

Su cosa stai lavorando, tra scrittura creativa e traduzioni? 

“Periodo di traduzioni. Nuova traduzione di un classico fantasy, “Le Nebbie di Avalon”, prima traduzione integrale, molte parti sulla religione, le donne e il sesso erano state censurate nella vecchia traduzione. Nuova traduzione del “Viaggio intorno alla mia stanza” di Le Maistre, con un nuovo titolo più aderente allo spirito. Per la mia narrativa, diverse idee sul Friuli, con nuovi personaggi, anche storici. Tutto in fieri. Ne vedremo delle belle comunque”.

Come procede l’insegnamento? 

“Il corso finisce a maggio. Cerco di abituare i ragazzi alla complessità. La complessità non va ridotta, ma abbracciata, ci si deve immergere. E cerco di farli ragionare con la loro testa, indurli a sviluppare un pensiero critico. Perché scrivere e leggere è pensare”.

Dove va l’italiano, dal tuo punto di vista di docente e scrittore e traduttore, quindi sui tre versanti? 

“Va verso una semplificazione. Frasi sempre più brevi e lineari. Sintassi limitata. Di per sé non è detto che sia un male. Anzi, può servire a rendere meglio la complessità. Perché il punto è questo: la nostra è una società dannatamente complessa. E la lingua deve esserne all’altezza. Dipende da noi”.

Un paio di consigli ai tanti che si credono scrittori: giovani e meno giovani. 

“Provare a tradurre qualche pagina di un autore straniero che si ama: è un ottimo esercizio di scrittura. E poi mai fermarsi alla prima versione, ma scrivere e riscrivere, in continuazione. Mai essere soddisfatti. il vero scrittore si vede da quello che butta, non da quello che tiene. “Uccidi le tue cose preferite”, diceva William Faulkner. Kill your darlings”.

La poesia ha un futuro nell’era dei social?

“Poetico” è un aggettivo molto vivo. La poesia domina nei testi delle canzoni. Ma la poesia è complessità, spiazzamento continuo. La pubblicità, in fondo, è figlia della poesia, lo diceva già Verlaine. Dunque, siamo immersi nella poesia, solo che si presenta sotto forme diverse.

La tua giornata tipo di scrittore, in cinque punti: orari, riti, modalità, sogni, vizi, virtù.

“Di solito scrivo la mattina: sono più lucido. In questo periodo traduco soprattutto, ma con un angolino della mente sono sempre alle mie storie. L’estate curo un piccolo orto, di solito verso sera: pomodori, zucchine, cetrioli, zucche. Ti insegna la disciplina e la pazienza, fondamentali quando si scrive. E poi la mia inseparabile macchinetta dell’aerosol: almeno una sessione serale di essenza di eucalyptus, mentre leggo, scrivo, correggo, avvolto dagli effluvi. Si tratta della mia “droga”. Una droga benigna però. Del resto non fumo…”

 

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