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Premio internazionale di letteratura Città di Como

Andrea Vitali e il piacere del raccontare

Andrea Vitali, presidente della giuria del premio “Città di Como”, è tradotto in tutto il mondo, in Europa e in Giappone. Ha esordito in campo letterario nel 1990 con “Il procuratore”, scoperto da quel talent scout formidabile che fu Raffaele Crovi, e nel 2014 ha lasciato la professione medica. Ora è tornato in libreria con un nuovo romanzo, Nome d’arte Doris Brilli, nuovo caso che vede protagonista il maresciallo Ernesto Maccadò. Il libro esce per Garzanti.

“Il premio internazionale intitolato alla città di Como – dice l’autore di best seller bellanese – in questi anni è cresciuto molto, giro sempre l’Italia per le presentazioni dei miei libri e ne sento parlare sempre più spesso come punto di riferimento,   il numero di libri in arrivo a ogni edizione è davvero notevolissimo e questo testimonia ulteriormente del successo dell’iniziativa. Oltretutto  a differenza degli altri premi stabilizzati su uno schema fisso, questo premio è dinamico, cioè cerca sempre di fare qualcosa di nuovo: sta scalando le classifiche e qualifica sul piano culturale la città di Como e la sua provincia”.

Nel nuovo libro Andrea Vitali torna al suo pubblico che lo segue fedelmente da quasi trent’anni e svela gli esordi del maresciallo più amato della letteratura italiana, Ernesto Maccadò. Fresco di nomina alla caserma di Bellano il maresciallo Maccadò ha per le mani un caso spinoso da trattare con cura. Con Nome d’arte Doris Brilli, Andrea Vitali inaugura una serie di romanzi che hanno per protagonista uno dei personaggi più amati dal pubblico dei suoi lettori, il maresciallo Ernesto Maccadò, presente nelle storie di maggior successo come La signorina Tecla ManziOlive compreseLa mamma del soleGaleotto fu il collierQuattro sberle benedetteLe belle CeceA cantare fu il cane, raccontando i suoi esordi alla caserma di Bellano, e il suo faticoso acclimatarsi, non solo per via del tempo meteorologico. Un caso spinoso da risolvere, quello del nuovo libro. Vitali si dà al giallo? “Ben vengano i gialli se sono libri fatti bene – dice lo scrittore – anche se con la superproduzione giallistica di oggi è difficile ricavare uno spazio nuovo. Quel che conta è sempre la storia, me lo ha confermato Pupi Avati che è uscito da Guanda con il thriller “Il Signor Diavolo”. Quando hai una bella storia e la sai scrivere bene, ti lega alla sedia. Gli autori, secondo me, non dovrebbero  perseguire delle linee precostituite: il seriale a tutti costi alla fine è eccessivo e non accontenta più il lettore. Non tutti sono Simenon.”

E poi Maccadò è il suo alter ego, no?

“Ben detto. Proprio così, è come se guardassi il mondo bellanese con i suoi occhi, è un terrone che  arriva da un mondo estraneo, si muove all’interno di un paesaggio ignoto e deve volergli bene scoprendone le cose belle. Anche io da un certo numero di anni riesco a percepire certe piccole bellezze che con la fretta della gioventù non avevo colto. E così mi piace raccontare attraverso le situazioni in cui Maccadò incontra il suo innamoramento per questi miei luoghi letterari, è la lente attraverso cui racconto la mia commedia umana. E  il protagonista è sempre il mondo in cui vivo e di cui si nutre la mia passione per il raccontare. Maccadò ha  una sua parte ben precisa  ma non è predominante.  Non è un Rocco Schiavone, è un personaggio del mio coro”.

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