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Premio internazionale di letteratura Città di Como

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Massarenti lancia “Gli inventori del pensiero” e apre la caccia al saggio migliore

Armando Massarenti, filosofo e giornalista, è tra gli autorevoli membri della Giuria del Premio “Città di Como” di cui da sempre è colonna portante.

Ha appena lanciato una nuova collana di libri di filosofia per piccoli lettori, “Gli inventori del pensiero” per le edizioni La Spiga, perché vuole puntare alla formazione di un giovane pubblico di lettori colti e curiosi, aperti al linguaggio rivoluzionario della filosofia.
Tra i titoli spicca “Socrate, quell’adorabile rompiscatole”.

Una collana per chi vuole imparare a pensare con la propria testa, e a porsi in maniera critica nei confronti di ciò che si studia.

Attraverso il racconto delle vite dei filosofi, i ragazzi conosceranno così le origini stesse del pensiero e affronteranno in maniera divertente e adatta alla loro età  i grandi temi e interrogativi esistenziali metafisici e razionali che da sempre l’uomo si pone nel proprio cammino evolutivo.
Talete e Pitagora sono raccontati ad esempio nel volume “Strani tipi questi filosofi”. Ed è in arrivo “Platone e l’uomo invisibile”.

Massarenti, un nuovo approccio ai temi cari da sempre alla sua penna.

Ma come scegliere un libro di saggistica, nel mare magnum dell’editoria di oggi?

“Non da oggi il nostro Paese, l’Italia, è in preda a un grave declino, economico e culturale.
Servono libri che siano bussole per orientarci in questo caos, leggerne i motivi e indicarne possibili soluzioni.”
“La saggistica è vastissima – dice Massarenti  – e parlo di quella divulgativa, non certo di quella accademica che è il larga parte di nicchia, estremamente specialistica.
Parlo dei libri capaci di rivolgersi al grande pubblico, con autorevolezza e chiarezza.
Questi sono i libri che cerchiamo di evidenziare con il Premio comasco. Servono libri capaci di aprire una prospettiva di lungo periodo, che ci aiutino a riaffrontare i fondamentali nelle varie discipline dello scibile, che ci aiutino a ripartire in un certo modo da zero e tornare a galla dopo il caos e la crisi che attraversiamo in questo momento in Italia e non solo in Italia io credo”.

“Un paese – rimarca il filosofo – che investe poco in cultura e ricerca non ha futuro, e questo ritardo lo paga proprio sul lungo periodo, e un Premio come quello comasco è utile per fornire alla comunità culturale del Paese una serie di indicazioni di percorso, di punti di riferimento, i libri che possono suggerire una mappa, invitare a una svolta vera e seria.

Che facciano crescere un seme di consapevolezza, indagando non cose già note e risapute ma nuovi orizzonti del sapere.
Sono cose che denuncio da tempo, spesso inascoltato.
Mi batto ad esempio contro l’analfabetismo funzionale che è una piaga del nostro paese, e contro la crisi delle università che vedono tante cattedre scomparire per mancanza di allievi e altri corsi di dubbia utilità che aprono.
E poi c’è bisogno di libri che ci facciano uscire dalla dimensione egoistica cui spesso rinchiude l’uso smodato dei social e della rete: non siamo l’ombelico del mondo come ci illudono di credere.

La realtà è molto più complessa e articolata e servono libri che ci mettano in grado di decifrarla, e di farci orientare con sicurezza e autorevolezza in un mondo complicato. E che siano magari fatti bene.

Purtroppo oggi ci si imbatte sempre più spesso il libri pieni di errori, sciatti, privi del necessario editing.
Servono come punti di rifermento libri fatti bene, fonti di una cultura solida e aperta che reggano anche nella forma la prova del tempo.
Insomma abbiamo un grande bisogno di resettare e ripensare tutto, formarci una nuova consapevolezza. Un cammino difficile ma necessario”.

 

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